Un richiamo mi coglie nell’immobilità,
sull’orlo di un’imponderabile abisso.
Un gesto impulsivo mi sovviene,
come una goccia che s’infrange.
Ed una voce silenziosa, mi intima
dal profondo del mio essere:
“Non muoverti!”
E resto fermo. I piedi sulla terra come radici.
Affinchè il vento che si dibatte dentro me
si possa liberare nel mio calmo respiro.
Ascolto tra i miei rami foglie secche
che mi carezzano la pelle, in attesa
dell’ultimo, estremo saluto.
E d’un tratto le osservo staccarsi,
e poi cadere in una danza eterna,
nel mio silenzio interiore…